E’ una delle tragedie greche della vita di una donna incinta (italiana) che lavora. Nel momento in cui realizzi che devi informare il tuo capo del fattaccio, quasi ti ritrovi ad invidiare le disoccupate, se non altro loro non devono prepararsi ad un annuncio che può avere conseguenze catastrofiche.
Quando si decide di fare un figlio o quando ci si ritrova ad essere incinta, non è che il primo pensiero vada al lavoro. O meglio, ci si pensa nei termini organizzativi, ma si rimanda inconsciamente a dopo il pensiero di dover informare il capo della situazione. Non c’è nulla di male nella maternità, o non dovrebbe esserci.
Ma viviamo in un Paese in cui le donne non hanno reali diritti e parità, in cui le donne che fanno figli sono considerate un intralcio alla crescita aziendale, in cui la maternità continua ad essere vista come un problema e non come un’opportunità.
Qualunque sia il lavoro che fai, qualunque sia il tipo di azienda per cui lavori, il momento dell’annuncio diventa terrificante. Sai che per i capi la tua assenza, non perché tu sia insostituibile, ma perché “costi e non produci” sarà un problema. Trovare qualcuno che prenda il tuo posto per i mesi di assenza sarà un compito per cui non c’è tempo, per cui non c’è voglia e che richiede uno sforzo. E poi arriva la paura: e se mi licenziano? Non è possibile farlo legalmente, ma gli espedienti esistono sempre: ci sono opere di mobbing che ti portano a licenziarti, ricatti psicologici, false promesse, dimissioni in bianco e molto altro. Si sente continuamente parlare di donne licenziate perché incinta, non è legale ma lo fanno. La paura prenderà tutte, anche quelle che fortunatamente hanno capi che sono più amici che titolari. Nessuno ti può assicurare che anche il tuo non sia un capo Dr Jekyll & Mr Hyde in grado di trasformarsi da capo bonario a bastardo.
Una volta trovato il coraggio, magari quando “il problema” comincia a diventare evidente, e si fa il grande passo di comunicarlo a chi di dovere, iniziano altre serie di pensieri. Bisogna pianificare, programmare, calcolare e affiancare.
- Devi comunicare se starai al lavoro per tutta la gravidanza, se ti fermi al settimo o all’ottavo mese. Il che è difficile da programmare, perché potrebbero insorgere motivazioni mediche improvvise e la cosa potrebbe spiazzare il tuo capo, (sì, anche se ha figli pure lui).
- Devi decidere quando ancora non sai come sarà la tua nuova vita da mamma quando sarai pronta a rientrare al lavoro a pieno ritmo. Il che presuppone di pianificare anche la sistemazione del nascituro per le ore lavorative: nonne, nido, babysitter. Decisioni che non sei minimamente pronta a prendere mentre ancora sei incinta.
- Devi calcolare quanto ti spetta di retribuzione. L’unica pagata piena è la maternità obbligatoria, per la maggior parte delle donne incinte, quella facoltativa prevede una percentuale della retribuzione. Con la facoltativa e la miseria di assegni famigliari e bonus bebé riuscirai a sopravvivere? Tornare al lavoro subito ti conviene o spenderesti il tuo stipendio per il nido? Son ansie da Mai Una Gioia.
- Devi affiancare la persona che prenderà il tuo posto. Il che può essere divertente sotto certi punti di vista, da altri la cosa ti metterà a disagio e ti disturberà. Non è una passeggiata nemmeno questo.
Ad ogni modo, sopravvissute a qualunque reazione del capo e prese le decisioni importanti, ricordati che niente è definitivo. Potrai scegliere di allungare la maternità in seguito, potrai decidere a chi affiderai il bambino dopo e cerca di non pensare al lavoro per almeno quei 5 miseri mesi di maternità che ti spettano.