Donne e lavoro

Fortunata Te che lavori da Casa. Sì, però..

Lavoro in remoto da almeno 6 anni e la cosa che mi dicono più spesso le persone è “Fortunata te”. Sì, dico io, ma non è tutto così semplice. In genere chi mi fa questa affermazione ha un lavoro tradizionale e nessuna idea di cosa voglia dire ogni mattina svegliarsi e non sapere quel che ti aspetta. Adoro lavorare da casa, anche perché casa è restrittivo, posso farlo ovunque se ci sia una wi-fi, ma oggi vi voglio raccontare anche il dietro le quinte, quello che non viene in mente a chi non lo ha mai fatto.
Mi capita molto spesso che mi chiedano che lavoro faccio. Visto che spiegare il SEO writing a chi non c’è dentro è praticamente inutile, dico che lavoro da casa per i siti web, senza entrare troppo nel dettaglio.
E’ così che ho notato come tutte, soprattutto le donne, mi dicano “Fortunata Te”.
Quel che però credo pensino in realtà è che lavorare da casa voglia dire potersi godere di più i figli, tenere la casa in perfetto in ordine, andare a fare la spesa e via dicendo. Quel che non capiscono è che lavorare da casa non vuol dire essere una casalinga che ogni tanto lavoricchia online. Lavorare da freelance è un lavoro a tutti gli effetti, solo non viene molto compreso, forse per il fatto che in Italia il telelavoro è un miraggio per la maggior parte delle realtà aziendali. Da un collaboratore esterno un’azienda pretende molto di più, proprio per paura che dall’altra parte non ci sia la serietà dovuta.

Ho fatto una miriade di lavori “normali” e negli ultimi anni ho sempre affiancato un’attività di freelance, principalmente perché la serenità di una paga fissa ha fatto gola anche a me per tutti questi anni, ma non solo. Avere un lavoro dipendente in qualche modo ti porta fuori di casa, ti fa incontrare gente e confrontare, qualunque sia l’ambito di attività.
Con un lavoro dipendente hai degli orari, dei diritti, dei compiti prestabiliti e la certezza alla fine del mese di ricevere il tuo compenso nei tempi stabiliti.

Forse a questo non ci pensano le persone che dicono “Fortunata te che lavori da casa”.

Fortunata me. Sì è vero, ma non delimiterei la possibilità di gestire il mio tempo a mera fortuna. Per farlo servono delle qualità, pazienza e tante competenze, tra cui la massima organizzazione.
Non mi piace definirla fortuna, nonostante gli innumerevoli vantaggi. Faccio quello che faccio perché ho studiato, perché ho fatto molta pratica, anche non retribuita, e oggi posso permettermi di farlo come lavoro vero e proprio. Resto comunque dell’idea che non sia tutto oro quel che luccica, lavorare in proprio è molto più faticoso che essere un dipendente.

 

LAVORARE DA CASA: LE COMPETENZE NECESSARIE

Lavorare da casa è come avere una piccola azienda in proprio. Sei tu sola ad occuparti di tutto: in pratica sei un una donna delle pulizie, una segretaria, sei quella dell’ufficio acquisti e dell’ufficio vendite, sei un’operaia e una manutentrice, una stagista, una commerciale, una ragioniera e un’ingegnere gestionale, ma anche un marketer e un’addetta al back office. 

Se c’è una cosa di cui sono certa è che essere freelance per tutto questo tempo mi ha dato modo di imparare molte cose e di sviluppare competenze in ambiti molto trasversali. E una caratteristica fondamentale per poterlo fare è essere organizzatissimi, non c’è altro modo.

LAVORARE DA CASA: UNA GIORNATA TIPO

Ogni mattina apri l’agenda mentre sorseggi la tua mug di caffè bollente e inizi a pensare a come ti procurerai il pane oggi. Lo fai mentre ripulisci la scrivania del tuo studio dalla montagna di scartoffie accumulate durante il giorno precedente perché a casa tua non passa la donna delle pulizie prima o dopo dell’orario d’ufficio.
E non è vero che i freelance lavorano in pigiama. O meglio si potrebbe fare, ma non è utile per raggiungere gli obbiettivi. Quando lavoravo per un’azienda veronese avevo un capo area che ci dava ottimi consigli. Uno di questi era di non svolgere l’attività da casa in pigiama o in tuta, ma di vestirci come fossimo in un normale ufficio. In questo modo ci saremmo sentiti più professionali noi e lo avrebbe avvertito anche la persona che stavamo contattando. E devo dire che è vero, è uno di quei consigli che ho continuato a mettere in pratica anche quando il mio percorso professionale è mutato.
Ogni mattina sai che devi andare, virtualmente lì fuori, con l’obbiettivo di catturare una gazzella anche se sai che molte volte tornerai a casa con una buona, ma misera lepre. 
L’agenda è da organizzare verificando le consegne del giorno: smistare le e-mail, leggere le newsletter e le notizie di rilievo per il tuo settore, controllare le ricevute da emettere e quelle da pagare, programmando e preparando le pubblicazioni sui social, dedicando dello spazio alla formazione soprattutto in ambiti così mutevoli come quello web e seguendo i progetti che hai in ballo.
E poi c’è il lavoro vero ovvero partecipare alle aste per freelance per accaparrarti del lavoro extra, le campagne sponsorizzate da programmare, gestire il lavoro già acquisito secondo le scadenze accordate e  svolgere le proprie mansioni.
Non di meno devi occuparti dell’acquisto di tutto il materiale che ti è necessario per lavorare adeguatamente e all’occasione anche occuparti della manutenzione degli strumenti che utilizzi.
A fine giornata compili il tuo archivio con le entrate, così da avere sempre sotto controllo quanto guadagnato in un determinato giorno e per non perdere per strada commissioni che a fine mese o bimestre andrai a fatturare.

Non dimentichiamo poi tutta la noiosissima parte burocratica: fatture e ricevute, documenti, dichiarazioni, commercialisti, INAIL, INPS e chi più ne ha più ne metta.

 

LAVORARE DA CASA: LE INTERAZIONI SOCIO-PROFESSIONALI

Ogni giorno sai che ti devi guadagnare la fiducia di qualcuno, che ti commissionerà un lavoro per un progetto con delle scadenze precise oppure no. Qui entrano in gioco le tue capacità commerciali, devi saperti vendere e devi riuscire a instaurare dei rapporti di lavoro con delle persone che il più delle volte non hai mai visto.
Lo fai per telefono o via e-mail, le relazioni vis à vis sono ridottissime, per lo meno nel mio campo. Io lavoro per agenzie di marketing e per editori online e comunico con loro tramite la rete nel 90% dei casi.
Per me quest’assenza di incontri personali a volte è frustrante, mi spiace non poter associare delle facce ai nomi che fanno parte della mia routine professionale. In altri momenti ripenso a quando avevo a che fare con il contatto diretto quotidianamente e mi dico che forse è meno stressante così.
Non che non si abbiano contatti diretti, soprattutto se si lavora con agenzie del territorio o con clienti acquisiti senza intermediari, ma nel mio caso sono la minoranza.

Per fortuna mantengono viva la mia rete di contatti sociali al di fuori del lavoro. Esco, vedo gente, organizzo cose con gli amici e questo assolve l’overdose di solitudine durante il giorno. Un lavoro da casa di sicuro non è adatto a chi non esce molto e non ha molti amici, il rischio depressione secondo me è troppo alto.

 

LAVORARE DA CASA: GLI ORARI INESISTENTI

In genere quando una persona è dipendente si occupa delle sue mansioni, difficilmente segue ogni passaggio e finito il suo orario può tornarsene a casa beata. Chi lavora da casa non stacca mai. Non hai un orario preciso in cui lavori, essendo ogni giorno diverso devi prendere tutto quello che puoi e questo può voler dire lavorare ininterrottamente anche per 12-15 ore senza i vantaggi degli straordinari in busta paga.
Non importa se sia domenica o ferragosto o Natale, se hai la febbre o se nessuno può tenerti la bambina. Lavorare da casa, soprattutto quando si opera in ambito web, non ha orari né giorni non idonei e le urgenze dell’ultimo minuto ci sono sempre perché i trending topic vanno cavalcati subito e perché in questo settore tutte le consegne sono sempre “per ieri”.
Io seguo una mia tabella oraria, comunque flessibile. Ho organizzato il mio lavoro secondo gli orari della bambina, così da non ritrovarmi a fare lavori impossibili con lei che gira per casa. Concentro la parte creativa e tecnica negli orari in cui lei dorme, la mattina, il pomeriggio e la sera. Divido la giornata lavorativa in fasce orarie diverse e ultraprogrammate, che possono essere mutate all’occorrenza in caso di minore o maggiore mole di lavoro.

LAVORARE DA CASA: LE DISTRAZIONI COSTANTI

Una delle cose difficili del lavorare da casa, a mio avviso, è resistere alle altre mille cose che la tua casa ti chiede. Lavori tra le tue cose, tra le pareti domestiche e sai quanto altro dovresti fare. Sei seduta nella stanza accanto, ma sai che la lavastoviglie è da svuotare, i panni devono essere stesi o stirati, il pranzo preparato, il bagno pulito, il letto rifatto. Credo che combattere il richiamo delle faccende domestiche sia una delle cose più complicate, ma necessarie per lavorare da casa in modo completo. Si deve entrare nell’ottica delle idea che stai lavorando, anche se per gli altri non è sempre facile da capire, e che devi rimandare a quando hai finito le altre cose.

Mentre lavoriamo, qualunque siano gli orari, non facciamoci distrarre troppo dal telefono per uso personale. Usiamolo come se avessimo un capo rompipalle dietro la schiena che ci controlla. Ricevere messaggi e telefonate personali nell’orario di lavoro non è un dramma, ma potrebbe essere fonte di tentazione per aperitivi, giri di shopping, chiacchiere e gossip infiniti che potrebbero non farci portare a termine gli obbiettivi giornalieri. Resistere alle tentazioni da parte delle amiche è parte del lavoro stesso. Richiamiamo dopo aver consegnato tutto il dovuto e così non avremo perso tempo.

Chiediamo ai famigliari di non venir interrotte per motivi stupidi. Niente domande su dove si trovi la borsa del calcetto o cosa faccio indossare alla bambina o cosa cucino per cena. Niente. Imponiamo agli altri di rispettare il nostro tempo lavorativo anche da casa, anche se siamo lì non vuol dire che si abbia il tempo di pensare a questioni di altro genere.

 

 

LAVORARE DA CASA: LA DIFFICOLTÀ E’ SAPER DIRE NO

Non hai diritto a delle ferie retribuite, puoi andare in vacanza quando vuoi, è vero, e puoi anche lavorare dagli atolli della Maldive, ti basta una connessione decente. Il problema, per lo meno per quelle messe come me, è che andare in vacanza significa rinunciare ad un’entrata più o meno importante e il rischio di non aver più collaborazioni con l’agenzia. E così ti passi le ferie lavorando, in posti bellissimi, ma lavorando oppure col senso di colpa di non aver fatturato quando potevi. Non è semplice imparare a dire no.
Io sono una workaholic, forse più perché mi piace quello che faccio che perché voglio guadagnare. Io sono quella che ha fatto fatica a mettersi out of office nei 5 giorni che mi han tenuta in ospedale per il parto. Durante il travaglio ho monitorato l’e-mail costantemente e ho perfino chiesto a mio marito di portarmi il pc il giorno dopo la nascita della polpetta visto che era buona buona, richiesta che non ha accolto dicendomi che ero fuori di testa.
Ad ogni modo rientrata a casa ho ripreso a lavorare immediatamente a pieno ritmo. Col tempo però si impara anche a prendersi gli spazi dovuti, accettando il fatto che non siano retribuiti.
Ho fatto il mio primo esperimento in questo senso questa estate, mi sono messa out of office per 5 giorni e sono andata al mare. Non ho resistito che poche ore e il giorno dopo ho controllato la mail, c’era del lavoro per me e l’ho accettato, in ferie, con il dissentire di mio marito che avrebbe preferito, giustamente, facessi una partita a carte con lui.

Mi sono continuata a dire che non si può vivere per lavorare e che almeno quei pochi giorni l’anno in cui possiamo stare insieme in famiglia h24 ce li dobbiamo godere.
Ho reimpostato l’out of office e mi sono goduta davvero quelle vacanze e ho imparato anche che se sei brava in quello che fai le persone con cui lavori, anche se non ti conoscono di persona, accettano e capiscono la tua assenza per qualche giorno l’anno.

Ecco sì dunque, sono fortunata, ma non perché lavoro da casa e d’estate anche spesso dal mare, ma perché faccio un lavoro che mi piace e riesco ad organizzarmi la giornata secondo le necessità mie e della mia famiglia. Ciò non vuol dire che sia tutto facile.

Vi piacerebbe lavorare da casa? Lo state già facendo? Com’è la vostra esperienza?

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