Donne e lavoro

Il Lavoro è il Minimo sindacale della Vita

 

Sono successe così tante cose in questi ultimi due mesi che non ho avuto il tempo materiale di pubblicare un qualsiasi aggiornamento. Beh è il caso di darci una mossa e rinunciare ad un’oretta di sonno per mettere insieme il flusso di pensieri che mi attraversa la mente in questo momento.

Agosto e settembre sono volati, non li ho nemmeno visti e anche ottobre sembra fluttuare rapido giorno dopo giorno. Lavoro sette giorni su sette per 10 ore al giorno di media tra un nuovo stage e il mio lavoro di articolista di moda a cui si vanno ad aggiungere commesse per testi sempre più complessi e tecnici che mi danno soddisfazione sì, ma nel complesso tutte queste attività finiscono per erodere il mio tempo lasciandomi solo i minuti contati di una pausa pranzo e di uno snack per cena e 5 o 6 ore per dormire. Quello che mi piacerebbe capire è se tutto questo smazzarsi per due mesi avrà un senso, ma questo lo saprò solamente quando arriva la fine dell’anno ed è tempo di bilanci.
Che poi se proprio vogliamo mi sono smazzata nell’ultimo anno per chiunque me lo chiedesse, ho accettato lavori malpagati di ogni genere e per qualcuno di questi devo ancora vedere un euro e quindi veramente ha senso rinunciare alla cosa più preziosa che abbiamo, il tempo, per dedicarsi con anima e cuore a qualcosa che forse non lo merita?

Non ho palesemente tempo per questo di aggiornare il blog, ma mi concedo qualche scatto su Instagram che mandi dei segnali sul fatto che sì, sono ancora viva e in piena salute. Servirebbe un widget che pubblichi le immagini di Instagram direttamente anche su Blogger così per lo meno questo sito non sembrerebbe abbandonato per periodi così lunghi.
Ad ogni modo presto molto probabilmente sarò di nuovo nella situazione di qualche mese fa e quindi potrò riorganizzare le mie giornate ritagliando spazi per quei sogni nel cassetto che ad ogni lavoro precario accantono nella speranza che la situazioni migliori.

L’evento top del mese di novembre sta nel fatto che ho cambiato stato sociale e non sono più considerata nubile né convivente, ma per la legge ora sono coniugata, sposata, ditelo come volete ma non azzardatevi a chiamarmi Signora. Sono ancora troppo giovane per sentirmi appellare in codesto modo. Non voglio dilungarmi troppo su questo evento perchè non appena avrò qualche fotografia in più vi racconterò tutto nei dettagli così da aggiungere a tutti i post sul wedding anche il mio matrimonio.

Quel che mi manca, ormai da tanto tempo se non consideriamo questi sprazzi di lavori precari da un paio di mesi intervallati da altrettanti di disperata ricerca, è una sana fottutissima routine. Quella che ti alzi alle 7 con il tuo compagno (o dovrei dire marito?), fai colazione insieme, ci si separa per andare in ufficio, ci si rivede per una rapida pausa pranzo e ci reincontra per la cena, insieme e felici. Quando le situazioni si accavallano come nel mio caso e finisce che a una settimana dal matrimonio vedi la tua metà solo quando ti infili a letto dove lui già dorme, si arriva anche al punto di chiedersi perché mai rimanere in un Paese come questo che si prende tutto e non ti dà nulla in cambio, soprattutto il lavoro che è il minimo sindacale della vita.

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