Pippi Calzelunghe stereotipi
Libri per Bambini

Pippi Calzelunge stereotipi o della difficoltà di leggere un libro di 77 anni

Pippi Calzelunghe stereotipi

Ricordavo Pippi Calzelunghe come uno dei miei libri preferiti da bambina. A distanza di qualche decennio mi ci sono imbattuta di nuovo e con entusiasmo mi sono decisa a leggerlo a mia figlia un capitolo a sera. Non c’è dubbio: l’ha adorato. Ma io mi sono trovata in più situazioni a cambiare in corsa le parole, a omettere frasi e dettagli perché oggi non sono più (per fortuna) politicamente corretti né socialmente accettati.

Durante una delle nostre visite settimanali in biblioteca, momento madre-figlia che ci unisce molto facendoci condividere l’amore per la carta stampata, assieme ad alcuni volumi più rapidi abbiamo scelto la storia di Pippi Calzelunghe di cui mi aveva sempre sentito parlare, ma che non conosceva. Non era disponibile l’edizione illustrata per l’infanzia, ma solo una vecchia edizione SuperIstrici della Salani.

Pippi Calzelunghe ispiratrice di libertà e ribellione

Quello di Astrid Lindgren è uno dei pochi libri in cui una bambina è non solo protagonista, ma anche devastatrice di stereotipi di genere.

Pippi è femmina, indipendente, coraggiosa, combina guai, autonoma, dotata di incredibile forza fisica e non mancano episodi in cui mena le mani. Va contro le consuetudini, gli usi e le tradizioni, le buone maniere e le regole sociali. E tutti la amano. Una favola che non può che far innamorare i bambini e che è sempre divertente anche in età adulta.

Una vera rottura degli schemi in cui le bambine sono sempre raccontate (ahimè ancora oggi) come principessine ordinate e intente a fare “cose da femmina”. Pippi era l’incarnazione del desiderio che tantissime bambine hanno: quello di poter fare tutto indipendentemente dal loro essere femmine. Per questo credo di averlo amato così tanto e per lo stesso motivo mia figlia ogni sera dopo cena non vedeva l’ora di scoprire cosa avrebbe combinato l’irriverente Pippi.

Contestualizzare il testo

Non avevo fatto i conti però con gli anni trascorsi dalla stesura, anni in cui certi termini così come certi elementi sono stati eliminati dal vocabolario quotidiano, o quanto meno dovrebbero esserlo. Rileggere oggi un libro edito per la prima volta nell’immediato dopoguerra è stato un po’ straniante, perché lo facevo ad alta voce e per una bambina. In lingua originale Pippi Calzelunghe è uscito nel 1945, mentre in Italia è arrivato solo nel 1958.

Mi capita di leggere libri scritti in altre epoche, con toni e stereotipi presenti, ma da adulti si ha la percezione e la conoscenza del contesto in cui un’opera è stata realizzata. E’ normale trovare in libri scritti o ambientati nel passato trovare termini omofobi o razzisti, credenze popolari spacciate per scienza o grandi donne ridimensionate a comparse. E possono essere apprezzati anche se vanno contro i nostri ideali. Un lettore adulto ha la capacità di comprensione non solo del testo, ma anche del contesto.

Non mi era mai capitato però di dover leggere a mia figlia di cinque anni un libro in cui si identificassero le persone di colore come “negri“, in cui si parlasse di tabacco da fiuto e sigarette come normali accessori o in cui si legge “potresti diventare effeminato”.

Come leggere i classici per l’infanzia con riferimenti non socialmente accettati

Viviamo in un’epoca in cui non ci sono nemmeno più i cattivi nei film per bambini. Cosa che destruttura la favola facendo sparire un personaggio fondamentale come l’antagonista. Di questo magari scriverò un’altra volta. Guardando vecchi classici su Disney+, quelli che hanno accompagnato l’infanzia di tutti, ho scoperto le avvertenze precauzionali sulla presenza di prodotti da tabacco o alcolici, fino agli stereotipi razzisti. Io, in quasi 40 anni, non me n’ero mai resa conto. Siamo cresciuti con cartoni animati in cui i personaggi (per lo più i cattivi) bevevano alcolici, fumavano sigarette o dipingevano con stereotipi denigratori alcuni popoli.

Come si leggono i classici per l’infanzia proteggendo tutto quello che facciamo ogni giorno per insegnare loro i valori fondamentali. Parità di genere, inclusività, uguaglianza tra i popoli, libertà di espressione e sessuale?

Non ho una risposta a questa domanda. So come ho corretto in corsa le parole della Lindgren mentre leggevo la sera ad alta voce. Non so nemmeno se l’omissione delle citazioni sul tabacco e se il trasformare “negri” in “persone di colore” nella non spontaneità dell’improvvisazione sia stata la soluzione giusta.

Ciò che so è che non dovremmo rinunciare a leggere ai nostri figli i classici della letteratura dell’infanzia di grande impatto (e attualità) come è Pippi Calzelunghe, solo perché sono contestualizzati in epoche diverse. Possiamo prenderci il tempo per spiegare ai nostri figli che fumare fa molto male. Spiegare che una volta (e in alcuni casi anche oggi) le persone trattavano gli altri in modo sbagliato etichettandoli come effeminati o con epiteti dispregiativi, ma che è sbagliato. Forse possiamo insegnare ai bambini a contestualizzare?

Non ho un’idea di quale sia la soluzione migliore in queste situazioni. Mi piacerebbe saperne di più. Purtroppo allo stato attuale non ho trovato informazioni o bibliografie utili in questo senso, quindi sono a caccia di opinioni e di teorie. Ne hai una?

Cerchi qualcosa da leggere? Scopri i miei consigli! 

Potrebbe piacerti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *