BAMBINI CORONAVIRUS. Sono giorni, settimane che rimugino, che leggo e cerco di capire, che mi chiedo se mi sono persa io le informazioni e le notizie che riguardano i bambini o se invece proprio non ci siano. I bambini sono fantasmi, esistono solo per le famiglie che li hanno. Sono così poco considerati che sono stati superati in importanza perfino dai cani, che in tutto questo caos da Covid-19 hanno avuto più rilievo di quanto necessario.
I bambini sono chiusi in casa dall’ultima settimana di febbraio. Non è una quarantena, è carcere.
Sono passati dalla festa di Carnevale in maschera nella piazza del paese con tutti i loro amici all’eremitismo in 24 ore. Un incubo. Un minuto prima ridevano e giocavano, raccoglievano coriandoli da terra per rilanciarli addosso a qualcuno e quello successivo i genitori dicono loro, con le parole più semplici e rassicuranti che trovano, che non si può più uscire di casa. Per nessuna ragione.
“No, non si può andare a trovare i nonni. No, neanche a piedi.”
“No, non si può fare un pigiama party con i cuginetti.”
“No, non si può andare al parco giochi, è chiuso.”
“No, non si può andare a mangiare un gelato, è chiuso.”
“No, non si può andare a mangiare la pizza, è chiuso.”
“No, non puoi accompagnarmi a fare la spesa, ci può andare solo una persona per ogni casa.”
“No, non possiamo andare al mare. No, neanche in montagna. No, neanche al lago.”
“No, l’asilo non ha riaperto.”
Queste sono solo alcune delle risposte che i genitori ogni giorno devono affrontare con il peso sul cuore di deludere quegli occhietti impazienti per piccole cose quotidiane che dovremo negar loro.
Un post condiviso da Ferny C. (@nerapoesia) in data:
Sono svegli, intelligenti, forti. Certo.
Ma, perché un ma c’è sempre, non hanno la possibilità di comprendere perché non possano andare dai nonni, non possano abbracciarli, non possano vedere i loro cugini, non possano giocare con gli amichetti, imparare dalle maestre, uscire per andare al parco, fare un giro in macchina o andare un giorno al mare.
Per settimane ci ingegneremo con attività montessoriane, con i giochi di una volta, con lavoretti domestici da insegnar loro, con i picnic improvvisati in giardino o in terrazza (per chi ce li ha). I genitori ci provano a sostituirsi per un periodo agli insegnanti e ci provano mentre devono lavorare da remoto in 2 con 1 PC, supportare i nonni e gestire la casa.
Qualche tempo fa avevo pubblicato un post con alcune iniziative o attività interessanti da fare con i bambini in quarantena (lo trovate qui se cercate ispirazione).
Con il passare dei giorni nella mia testa è iniziato il rimuginare che ben conosco. E’ quella sensazione di fastidio e insofferenza che quando mi prende mi fa impazzire, per lo meno finché non trovo risposte e soluzioni soddisfacenti.
Sentivo parlare di anziani, di ragazzi, di medici e sanitari, di imprenditori, di calciatori, di Vip, di politici, di studenti universitari, di maturandi e perfino di cani.
Sentivo parlare di imprese che devono ripartire, di diritti dei lavoratori, di improbabili bonus, di negozi, bar, ristoranti. Ma di scuola se n’è parlato poco e per lo più sempre riferendosi ai grandi: ai ragazzi delle medie, a quelli delle superiori o agli universitari.
Dicono che c’è la didattica a distanza e va alla grande (secondo loro). Ricordiamo però che viviamo in un Paese in cui si usano metodi di insegnamento fermi agli anni Cinquanta, in cui l’INPS viola la privacy di migliaia di italiani, in cui i server dei siti governativi non reggono il traffico, in cui in molti territori non sono coperti nemmeno dalla normale ADSL.
Tutti soggetti e argomenti rilevanti, tutti degni di tempo, gratitudine e soluzioni immediate. Tutti che dovrebbero esseri presi in considerazione con estrema urgenza, perché non ritengo ci siano persone o attività di serie A o di serie B.
Quel che mi rattrista e mi manda fuori di testa è che ai piccoli non ci pensa proprio nessuno.
Manca traccia del futuro, di quei piccoli mostriciattoli che animano le nostre case disordinate che non arrivano ai 100 cm. Pur avendo dimensioni ridotti e comportamenti a volte assimilabili sono stati ritenuti meno importanti dei cani, protagonisti indiscussi di migliaia di conversazioni, tanto da guadagnarsi una citazione nei discorsi del Presidente Conte e nelle delibere. I cani hanno avuto il diritto alla passeggiata in quarantena prima dei bambini. Vi sembra una cosa normale? Come può funzionare un Paese in cui gli animali domestici hanno più rilevanza dei bambini?
(Ora amici animalisti non mi assalite, non è un attacco ai vostri fedeli quattro zampe, non tirate fuori il vostro slogan “i cani sono meglio delle persone” e similari perché non è questo il contesto. I cani NON possono avere più diritti e considerazioni degli umani, se non altro perché i cani non pagano le tasse, mentre i genitori lo fanno eccome.)
I piccoli della scuola dell’infanzia e dei primi anni di elementari sono stati completamente rimossi da qualunque discorso. A livello locale non ho di che lamentarmi: le maestre della scuola si sono attivate subito per creare online dei contenuti interessanti e validi per i bambini. E’ importantissimo e lo apprezzo molto, ma credo che per i piccoli non sia sufficiente. Il loro apprendimento in questa fase della vita è prettamente sociale. Me ne rendo conto quando la bambina rifiuta di vedere gli amici dal cellulare perché evidentemente la cosa la fa soffrire, perché non riesce a equiparare la relazione ante-Covid a quella che è diventata ora.
Non bastano le video-chiamate a qualche amichetta dell’asilo. Non bastano la presenza dei genitori e il gioco con loro. Hanno bisogno di riferimenti esterni, di socialità alla pari, di didattica in presenza, di confronto diretto e di molto altro che i genitori non possono dar loro.
Ad oggi nessuno ha dato comunicazioni certe sul futuro della scuola. La Ministra dell’Istruzione non si è pronunciata in modo chiaro e definitivo, non ci sono piani e non ci sono progetti, non sono state considerate le problematiche psicologiche ed emotive dei bambini piccoli, nella fascia più delicata. Negli altri Paesi intanto riaprono le scuole, hanno un progetto, comprendono che i bambini sono il futuro, sono una risorsa e vanno tutelati. In Europa bambini e genitori lavoratori vanno di pari passo. Da noi invece mettono in piedi un congedo parentale al 50% dello stipendio che mette a rischio i lavoratori precari (molto spesso le donne). Dicono di incentivare lo smart working, in un Paese in cui tante aziende vanno avanti con il fax e senza considerare la maggior parte degli lavoratori che da casa non possono lavorare come gli operai ad esempio.
Propongono bonus babysitter a fondo limitato con specifiche restrittive e complicati metodi di gestione, che copre nemmeno la metà della necessità delle famiglie, tanto più in un Paese in cui trovare delle baby sitter qualificate e disponibili è quasi un miraggio.
Dai nonni, colonne portanti della famiglia che ci consentono di lavorare in due e di mandare avanti la baracca, non li possiamo portare a meno di non voler direttamente attentare alla loro salute.
Ciò che emerge dalla non-gestione delle istituzioni in tutto questo è che non gliene frega niente a nessuno di quello che vivono i bambini in questo periodo. Non alle istituzioni, non alle ministre dell’istruzione, non alla politica, non a chi dovrebbe tutelare il futuro. Di questo dovreste indignarvi e preoccuparvi, non delle sciocchezze di cui scrivete tutti i giorni sui social.
In queste ore ho scoperto l’esistenza del gruppo Il Cantiere delle Donne che sta raccogliendo suggerimenti ed idee per la ripresa della scuola in Veneto. Lo trovate qui e vi invito a partecipare.
Se avete altri movimenti simili che stanno lavorando in questo senso, segnalatemelo nei commenti o via mail.
Ho deciso di volere essere attiva in questo contesto (ne ho anche il bisogno) e di combattere per il diritto allo studio anche per la scuola dell’infanzia.
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