Pensatrice

Parole inutili, ma non vuote

Ci sono almeno 8 milioni di cose che vorrei scrivere in questo periodo e invece tutto ha il sopravvento, la precedenza, la priorità. Eppure ne ho di cose da dire, di vicende da narrare, di ricordi da rievocare, di parole da buttare fuori. Anche quando non sembra accadere nulla, in realtà succede molto.
Dovrei avere almeno 4 ore in più al giorno rispetto a quando avevo due lavori e invece mi sembra di averne la metà della metà. Pare assurdo, ma è così. Passo più tempo in casa di prima e riesco a concludere meno, ma credo che più di una questione di ore sia una questione di testa.
In casa ci sono sempre mille lavori che devono essere assolutamente fatti altrimenti chi lo sa magari potrebbe cascare il mondo. Armadi e cassetti da svuotare e pulire come non ci fosse un domani, guardaroba da sistemare in ordine cromatico, tappeti da igienizzare, vetri da lucidare, infinite ceste di panni da stirare come le peggiori Bree Van de Kamp.. Ma chi cavolo ce lo fa fare?! In fin dei conti gli accumulatori inquietanti della tv che non hanno mai pulito o riordinato vivono tranquilli, no?!
I nuovi progetti online assorbono buona parte delle mie serate e quei pochi minuti liberi che mi riesco a ritagliare tra una faccenda e l’altra. Scrivo molto, ma non qui. Realizzo testi conto terzi, traduco improbabili parole, creo contenuti con un ritmo assurdo da ogni luogo.
Avevo iniziato un nuovo lavoro che ho già lasciato, ma questa è una storia lunga lunga che merita un post ad hoc. Forse non troverò nemmeno mai la forza e la voglia di parlare di questo in uno spazio tutto sommato volto a temi ben più leggeri e spensierati.
E poi ci sono i colloqui incastrati qui e là. Cose che meriterebbero altrettante parole ben scritte, ma non mi ci metto neanche. Della situazione attuale per giovani e meno giovani in Italia se ne dicono di ogni, ma non si fa nulla. L’unica cosa che credo sempre più fermamente è che sarebbe meglio per me, professionalmente, espatriare.
Sarà che la polpetta cresce e richiede sempre più attenzioni. Giocattoli in ogni dove, cose che vengono disseminate in modo sparso, pianti e capricci, lacrime per ogni cibo che non sia un carboidrato, passeggiate a piedi perché il passeggino non le va e potrei continuare per pagine… D’altronde dopo 18 mesi di pace e bontà, adesso sono giunti i terrible two (cosa di cui avrei volentieri fatto a meno vista la mia notoria mancanza di pazienza).
Ci sono i viaggi programmati e rigorosamente saltati per un motivo o per l’altro. Il che è frustrante. Da mesi assaporavo il magico piacere di un viaggetto al caldo per l’inverno. E invece picche.
Certo c’è stato qualche weekend fuori porta interessante (di cui mi impegno a scrivere prossimamente), ma quello che quest’anno non avevamo ancora fatto era un bel viaggio fuori confine. E visto che ormai l’anno se ne sta andando tutto viene posticipato al 2018.

Adesso è quasi mezzanotte e io, invece di farmi un bel sonno ristoratore, sono qui a scrivere un post pseudo inutile. Forse è colpa della fine dell’anno che si avvicina e mi mette il pepe al culo, perché nemmeno questo 2017 è stato il mio anno decisamente. Fonti astrologiche autorevoli dicono che dal prossimo andrà meglio e vi confido che lo spero tanto, perché in giorni stupidi come questi la paura di cadere in depressione (un’altra volta) c’è tutta.
Forse potrebbe (già?) essere ora di buttar giù l’ennesima lista di buoni propositi per l’anno nuovo, quelle belle parole scritte che ogni anno poi facciamo di tutto per non rispettare nemmeno in minima parte. Li scrivo? Non li scrivo? Forse hanno solo la funzione propedeutica di stimolarci, farci dare gli obbiettivi più o meno importanti. Il problema arriva alla fine dell’anno, quando ci si rende conto che di tutti quei buoni propositi non s’è fatto nulla (e spesso per motivi futili). Ѐ così che tutto diventa ancora più frustrante.

Riuscirò ad organizzare le giornate in modo da raggiungere quei due o tre obbiettivi decenti che ho nella mia vita o continuerò a considerare tutto più importante che realizzare me stessa? L’egoismo è la risposta giusta, ma come si fa ad imporsi di diventarlo? È una cosa che si può apprendere?
Ad ogni modo siamo a dicembre, l’anno volge alla fine, e io più che buoni propositi messi in fila in un unico post, mi ripropongono di riempire un’agenda giorno per giorno di obbiettivi da perseguire. Facciamo che per questo Natale mi regalo un diario tutto bianco da scrivere e confido in una me più focalizzata ed egoista.

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